LA BRIGLIA STRETTA NEL SEGNO DELL’8 (parte 1)

Di
GIOVANNI FONTECOPERTA[1]
che da oggi diventa:

Giovanni Fontecoperta/Giovanni Semifonte /
Giovanni Summus Fons (aspirante)

——–

Appunti per un racconto/manifesto sui seguenti temi:

 Antropocene
la Grande Bellezza Oscura di Firenze
il Potere delle Immagini

il Potere della Musica
il Potere della Memoria e della Resistenza
il Potere della Mente
la Katabasi fra gli avi
la psichedelia chimica
la conseguente Anabasi

il Potere sacro dell’Amicizia
Il Potere incrollabile dell’Amore

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Piano terapeutico per interloquire criticamente e reagire positivamente a:

 nazi-fascismo storico
tecno-fascismo sovranista contemporaneo
meccanismi archetipici del totalitarismo e dell’autoritarismo di tutti i tempi
terrore e violenza

mafie e comportamenti mafiosi
massoni deviati e non
fantasmi della psiche
canalizzazioni e occlusioni
ansia
sterco come concime

per queste e altre negatività…

 

*******

 In esergo….

So cosa voglio: ho obiettivi ed opinioni.
Lasciatemi essere me stessa,
questo mi basta e avanza” 

Anna Frank

Quanto più domina la ragione critica, tanto più la vita si impoverisce;
ma quanto più dell’inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza,
tanto più rendiamo completa la nostra vita
Carl Gustav Jung

Avevamo vent’anni e oltre il ponte
Oltre il ponte che è in mano nemica
Vedevam l’altra riva, la vita,
Tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte,
Tutto il bene avevamo nel cuore,
A vent’anni la vita è oltre il ponte,
Oltre il fuoco comincia l’amore”

Italo Calvino

 

Sono nato l’8 ottobre 1967 e cerco di attenermi eticamente ai fatti, da sempre, storicamente, scrupolosamente. In queste righe come scrisse Galileo: “il metodo che seguiremo sarà quello di far dipendere quel che si dice da quel che si è detto”:

Portrait of Galileo Galilei (1564-1642), Italian physicist, philosopher, astronomer and mathematician, by Justus Sustermans (1597-1681), 1636, oil on canvas

Atteniamoci dunque ai fatti. Attieniti alla briglia stretta fibrosa imprevista, inturciuniata nel ventre intestinale Tenue da chissà quanto, cappio che stretto vieppiù avrebbe dato grave esito. Al fine sarebbe avvenuta l’esplosione intestina, una crisi vascolare, il tessuto necrotico, l’impiccagione Tenue, il buio della sala operatoria sotto effetto di oppiacei afgani o forse chimico-sintetici (fuori commercio), come ti avrebbe detto la Dott.ssa Ganz, l’anestesista altoatesina bionda in forza alla squadra operativa chimica del San Giovanni di Dio / Torre Galli Firenze, mentre sdraiato nudo, stava per mandarti con il tam – tam – flou – flou endovenoso, in Paradis

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Atteniamoci poi a quel “suono nel vuoto… a quel soffio nel fuoco… a quel ho cercato per tutto il Paradiso la quota dove sta il tuo sorriso…ah voglio suonare, ahh.. e camminare, sto cercando per tutto il Paradiso la guida che m’incontri il tuo sorriso…could I be loved until the Redemption…?[1]

 Black Night- Black Night – Black Night ….Rock is a Black Mountain

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Attieniti ad ora addunque scrupolosamente agli antefatti, all’immagine dei distrutti ponti sull’Arno nella calda notte tra il 3 e 4 Agosto del 1944 in Firenze.

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Li mostravi in aula quegli strazi di polvere e pietre insieme ai Musei bombardati e alle Belle Città date al nemico ridotte in sparse ceneri e detriti, il pomeriggio del 10 ottobre 2018, tra le 15:00 e le 16:30 in diapositive PPT.

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Come ogni anno, in aule University IULM, dinanzi agli sguardi silenti dei ragazzi millenials, increduli e stupiti, quest’anno per il corso di Sistema dei Musei A.A. 2018-19 . La sequenza fotografica degli effetti delle tonnellate di esplosivo piazzati dai nazi negli attraversamenti strategici fluviali della Città toscana, Patria del turismo Mondiale di oggi, è un elettroschock visivo inaspettato per molti dei nati alla metà degli anni ’90 del sec. XX, studenti che in maggioranza non sanno nemmeno della strage mafiosa di via dei Georgofili, a due passi dagli Uffizi nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, che pure fai vedere in un’altra lezione.

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Il Gran Botto – quello si lo puoi testimoniare di persona –  perché lo udisti come un tuono sordo in valle poco dopo le una di notte serena prima di coricarti alla Casellina a Fiesole , dove ti trovavi con amici dopo aver assistito ad un concerto diretto dal cugino Nicola Paszkowsky. La notte del blackout della Repubblica e del Centro di Firenze, blackout al concerto, nel buio una macchina fu condotta perché esplodesse e nell’esplosione dell’autobomba – imbottita con circa 277 chilogrammi di miscela esplosiva – si provocarono l’uccisione di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (36 anni) con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni), nonché il ferimento di una quarantina di persone. Danni fortissimi e devastanti agli Uffizi come al Gherardo delle Notti.

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Prima di ciò sei solito fargli vedere qualche spezzone de l’Italianishe Reise di Hitler del 9 maggio 1938 con il Puzzone e Ranuccio Bianchi Bandinelli in parata, altro che condottieri, la foto dei maschi di fronte alla bianca marmorea Paolina Borghese canoviana con lo sguardo puntato proprio lì sul triangolino. E poi i detriti di Brera, Genova, il Cenacolo salvato per miracolo, e appunto i Ponti eccetto il Vecchio, bloccato dalle macerie delle case di qua e di là d’Arno.

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Esplosioni naze inutilmente bastarde, strategicamente inutilmente idiote, solo punitive in conseguente portamento della presenza della “nazza” teutonica in Città che aspettava gli anglo-americani ormai alle Porte lungo via Cassia. Città indove tutti, compresi i due ragazzini, che sarebbero stati i tuoi genitori, stavano rimpiattati a tremare per l’arrivo del fronte alleato. Agosto ’44. “Fare la guerra in Italia è come combattere in un maledetto Museo”, disse il Generale Clarck,

Agli studenti facevi vedere anche la sequenza dello stato degli Uffizi, nella scena ricostruttiva dei fatti nel film di Rossellini “Paisà”: il passaggio attraverso il corridoio vasariano nei giorni appena appresso. Eccetera Eccetera…

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Attienitici ai fatti perché lo spettacolo durante la notte del 10 ottobre 2018 ha la lancinante potenza intestina delle esplosioni dei Ponti ’44 e di via dei Georgofili ‘93.

Uscito che fosti dall’aula – dimenticando o, chissà come, perdendo per uno scherzo di sottrazione del destino la pennetta USB (con su scritto Damien Hirst) con tutte quelle foto e filmati della lezione e molto altro – ti recasti alla Stazione di Milano Centrale per il treno delle 17:15: FRECCIAROSSA 1000 per SMN Città con i suoi Ponti rifatti nel dopoguerra, com’erano e dov’erano.

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Passato il Pò, arrivato che fosti a Firenze, uno spedito taxi ti portò smadonnando contro Matteo Renzi a via de’ Benci, in quella benedetta casa dove al primo piano Leonardo da Vinci dipinse la bella Ginevra, ora a Washington, e dove per anni fu ricoverata l’Annunciazione bicroma oggi agli Uffizi.

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Notte calda e ciabattona di movida a Firenze inizio ottobre, riunione CIHA Firenze 2019 ristretta con tanti dettagli da verificare, tanti da decidere con Marzia e Marcella che Massimiliano (fiesolano critico), partitosi prima, aveva una cena altrove, uscito tutto elegante come sempre per la sua via.

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Dopo due ore, a riunione finita, alle 22:30, ci recavamo a cena con Marcella che la fame (o la briglia) iniziava a farsi sentire. Un languore, un movimento ventrale, un qualcosa come un battito d’ali o un graffio di zampetta oscuro nel pozzo.

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Percorrendo via de’ Benci si decideva se Pizzeria o altro, si decise per la trattoria Del Fagioli, quella del catering matrimoniale fiesolano del 2002. Entrati che foste, adocchiavi subito subito un piatto di pappa al pomodoro e il cameriere ti proponeva anche uno sfizio di ribollita a fianco. Perché no? Un bicchier di vino e per finire una cheese cake ai mezzi.

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Parlato, mangiato, pagato precisi-precisi Eur 38 col bancomat, il sentore di battito d’ali nere divenne più forte, da indigestione immediata, da stanchezza ? Da che? Boh? L’ala del Gallo Nero iniziava a levarsi dal pozzo nero trasformandosi in un tappo di pece di nera bile ammiscata al rosso del pomodoro, al pane e al rosso del vino Chianti, alla glassa rossa del mirtillo del cheese cake.  Il battito d’ala si trasformò in una fitta precisa come se una P38 d’ordinanza della Wermacht ti venisse piantata con la canna al centro dell’intestino col grilletto tirato, pronta a far fuoco.

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Marcella prendeva l’auto rossa Toyota Yaris parcheggiata davanti alla Biblioteca Nazionale e salivi a bordo con la pistola piantata. Incubo tecno-nazifascista: cioè ti trovavi un nazi addosso con la pistola in un auto giapponese, guidata però da una anima salvifica. Passaste per il Museo della Scienza immaginando il dito indice di Galileo stecchito, puntato verso il cielo a monito sempiterno contro gli stupidi specialismi.

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Passaste poi per il Lungarno degli Uffizi, con quell’aria di semi-mare domestico. Marcella guidava giù nelle luci gialle fino all’angolo col Lungarno Guicciardini, davanti a Palazzo Barocchi/Memofonte, gettavi pochi metri più in là lo sguardo alla casa dei tuoi primi ricordi di parquet e macchinine, trenini, Padre, Nonni. Madre e padre nel filmino matrimoniale con Ardengo Soffici, gli zii, lo zio Leonardo a quindici anni, l’aria pulita, i vestiti eleganti della festa all’albore del sesto decennio del ‘900. Il 20 aprile 1960.

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Appena quindici anni dopo il passaggio nefasto dei nazi, che quei ponti sfrantumarono – eccetto il Vecchio – con le mine, rifatti ressero poi a malapena per l’alluvione del ’66.

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C’è oggi chi dice, che non tanto fu per leggendaria pietà adolfiana baffetta, ma perché la mano del Burgasso strappò i cavi dei telecomandi SS. Il poliomielitico Burgasso che lavorava per gli orafi Barocchi del Ponte, era solito chiudere le porte delle botteghe la sera, e quella notte strappò i cavi col cuore in gola. A lui che storto, diversamente abile girava in città come un reietto, fosse vero davvero, andrebbe il debito di riconoscenza dell’abilità di averci tramandato il Vecchio e il Corridoio vasariano.[2]  

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Arrivato a Via Villani – a casa di Marcella – rivedevi anche Massimiliano (fiesolano critico) nel suo loft e t’apprestavi allo spettacolo dinamitardo intestino. Tutto tuo, tutto inside the river…beside the river, into the river, impossible to cross it…

Tisana nulla poté per rilassare la minata sorte, cara Marcella. Sdraiato sul letto del tu’ figliolo in trasferta britannica, con la porta istoriata alla The Clash, mi contorcevo ormai senza soluzione di continuità dalle 01:00 in poi, in un anda e rianda con la P38 piantata, vomitando il rosso e il nero, imprecando, maledicendo in OHI OHI ogni cosa. 1938, Euro 38, P38, 2018…io nato l’8. Ottobre! 1967: A day in The Life, Sergent Pepper…, LSD Lucy in The Sky With Diamonds, All you need is Love… Strawberry Fields Forever…until an Interstellar Overdrive[3].

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Alle 5:30 Marcella svegliatasi e presa da preoccupata compassione per l’anda e rianda al bagno mi chiedeva come andava, e io dichiaravo la disfatta, la necessità di chiamare un medico che potesse levare la dura canna della P38 che mi piantava l’ufficiale SS dal fiato puzzolente di birra, fumo e camerata, puzzolente di fogna naza. Venne tal Benedetta, Guardia Medica giovane e spaventata che provò ad auscultarmi, mi fece una Buscopan, mi disse di prender una tachipirina e in caso di perduranza chiamare il Pronto Soccorso. Seppi dopo dal Dott. Branzi, ricetta e terapia negativa, il Buscopan nasconde la polvere sotto il tappeto, nasconde la polvere del kamerata, non la pistola.

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Strano come la mente resista in situazioni del genere e immagini che tutto possa passare di lì a poco, e che un è nulla, mentre invece era in atto da ore lo spettacolo delle mine intestine del ’38 e quello della P38 conficcata a punta tesa sul mio Tenue lungo – pare – massimo proprio metri 8.

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Dormisti senza sogni forse un’oretta per poi risvegliarti come prima, attuppato e teso ancor di più  e ancor più, a budella a 8 ma forse semi stabilizzato. Venuta Alice R., Angelo A., in supplenza di Marcella per borse e computer, giacché Marcella doveva partire per Biella con la mamma. Fu allora, alle 8:30 che chiamasti il 118. Spiegasti a voce cosa era accaduto e loro vennero di volata. Nino nino….

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Dottorino sapiente vestito di giallo fosforescente scrivevi sul guanto di lattice blu della mano, portantino portavi e guidavi, sportelloni esterni chiudevano. Io sdraiato nell’ambulanza con la sua luce blu che sempiterna danza…nell’ammiraglia, con gli ippopotami e le giraffe addolcenti per un eventuale trasporto pediatrico, destinazione Ospedale Torre Galli (mai sentito), poi saputo San Giovanni di Dio, 600 anni di Sanità in nome de’ Vespucci, quelli di Amerigo. Quelli dell’americani…quelli delle alleanze del bene contro male.

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Tutto si tiene, tutto si tiene, ma tutto andrà levato, che io moio sennò…e sulla mia tomba o sparse ceneri, potrebbe esserci scritto: 8/10/1967-11/10/2018…

E invece no! E invece NO! NO Kamerata Kesselring! Nessun monumento per me e solo lapide “ad ignominia” sempiterna per te dal Mugello al cuneese:

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[4]

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Ecco allora il primo antidolorifico endovenoso partigiano per star meglio e Resistere, gli esami di sangue, l’ecografia all’addome, la lastra-torace,  la TAC statica. Allo svolgimento spaziale della TAC nucleare capivi che vi sarebbe stata presto risposta dinamica. In attesa del canto del Gallo Nero restavi sdraiato nel bel mezzo dell’angustia archetipica di Pronto Soccorso, a telefonare a whastappare, dove l’Umanità è dolente e dantesca nel temporaneo dolore e i casi sono tanti, come le età. I tremiti e i vomiti, le imprecazioni e le Madonne, la Maremma citata a sproposito e imprecata all’ uopo.

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Fino a quando, ecco la Diagnosi: occlusione intestinale, parlare col Colonnello chirurgo. Il Comandante Dievel. Arrivare Colonnello chirurgo: uomo sulla sessantina, fiorentino, Alessandro Vitali insieme a Simona Spini. Colonnello in seconda, che dopo scoprirai essere cugina della Deborah, del casato degli Spini laici, eretici valdesi di Giorgio e Valdo. Valdesi a cui devolvi  l’8X1000 ogni anno! In nome semiconsapevole di Federico Silvio Baridon, il partigiano valdese che fu Rettore della IULM.

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Pronostico: operare al 50%, laparascopia al al 50%. Più prima opzione dice il Colonnello Al Dievel. Mettere sonda per spurgo. Sonda naza in mano partigiane. Nudo, depilato, firmo tutti i consensi, chiamo Carolina la Sposa che per Amore coniugale lascia tutto e parte per Firenze.

Lettiga, ascensore pour l’echaffaud…assistente anestesista di nome Benedetta come mia sorella, io Tommaso come suo fratello piccino…mi chiedono, scherzano, mi cercano le vene, mi mettono sul tavolo operatorio. Take me home toonight…There is a light that never goes out…

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L’abacinio della sala operatoria prima che facciano effetto gli oppiacei afgani o forse chimico-sintetici (fuori commercio), della Dott.ssa Ganz, l’anestesista altoatesina bionda in forza alla squadra operativa chimica del San Giovanni di Dio / Torre Galli Firenze, mentre io sdraiato nudo, con il tam tam flou flou in endovena, vado in Paradis…o in Katabasi?

Dopo un tempo che non saprei dire, ma che mi dicono di 4/5 ore inizia la Anabasi:

It’s been a hard day’s night, and I been working like a dog
It’s been a hard day’s night, I should be sleeping like a log
But when I get home to you I’ll find the things that you do
Will make me feel alright

You know I work all day to get you money to buy you things
And it’s worth it just to hear you say you’re going to give me everything
So why on earth should I moan, ‘cause when I get you alone
You know I feel ok

When I’m home everything seems to be right
When I’m home feeling you holding me tight, tight

Owww!
So why on earth should I moan, ‘cause when I get you alone
You know I feel ok

When I’m home everything seems to be right
When I’m home feeling you holding me tight, tight, yeah

It’s been a hard day’s night, and I been working like a dog
It’s been a hard day’s night, I should be sleeping like a log
But when I get home to you I’ll find the things that you do
Will make me feel alright
You know I feel alright
You know I feel alright…

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In attesa la guida che m’incontri in tuo sorriso…could you be loved until the Redemption…Arriva Carolina…arriva la Morfina!

 

[1] P. Conte, Eden – B. Marley.

[2] L. Barocchi, La notte delle mine, in Di pietra e d’Oro, 2016.

[3] 9 ottobre – La Higuera (Bolivia): Che Guevara, ferito e catturato in un’imboscata delle forze governative, viene fucilato.

[4] Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue “gravissime” condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l’impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli… un monumento. A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide “ad ignominia”, collocata nell’atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l’avvenuta scarcerazione del criminale nazista.

 

 

 

 

 

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