Al-Khalil: Epica, Etica, Etnica, Pathos a Cori

In Memoria di Ausano Nicoletti
e per la Libertà di Paolo Dall’Oglio

Soffia, sapienza soffia…consumaci il cuore

 

“[…] E noi che siamo esseri liberi
un ciclo siamo macellati
un ciclo siamo macellai
un ciclo riempiamo gli arsenali
un ciclo riempiamo i granai […]”

CCCP – Fedeli alla Linea, Guerra e pace

 

Atteniamoci alla durezza dei fatti. Attieniti alla plastica rappresentazione dei fatti.
Attieniti al perenne passaggio del fronte in qualche parte di Mondo. Attieniti alla guerra endemica, alla guerra ciclica.

DER KRIEG! THE WAR! LA GUERRE! LA GUERRA! война! рат!

מלחמה / حرب!

 

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Italien, Funker

Sapiens che abitate la terra da qualche decina di millenni, in prevalenza non vi siete mai amati come fratelli. Homo sapiens che hai fatto? Sapiens che fai? Quante guerre hai fatto? Non le conti più. Non ti sei stancato? Non sei stufo di seppellire fratelli e sorelle? Non sei stufo di piangere padri e madri con i loro figli? Non sei stufo di erigere lapidi a lutto e riempire cimiteri di Guerra? 

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A cento anni esatti dall’Armistizio della Prima Grande Guerra, a settantatre dalla fine della Grande Seconda, ad appena diciassette dalla fine delle Guerre balcaniche, a quaranta dall’inizio della Guerra russo-afgana, incipit di tutte quelle del quadrante medio-orientale a seguire. Non sei stanco Sapiens? Non sei stanco di sanguinare a morte da quando nel 1948 hai iniziato il conflitto israelo-palestinese?

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Ora che la Battaglia di Raqqa is over, dove orienterai il tuo mirino, Sapiens?!

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Percorrevi dunque la A1 Roma-Napoli in giornata di splendido sole novembrino, il 10 del mese. Percorrevi il serpentone d’asfalto verso sud fino a Valmontone, da qui salivi a motore todesco a Itri, inerpicato e poi tortuosamente fino alla Piazza di Cori in Valle. Alle Porte dell’antica città che fu degli italici pre-romani, incontravi Abuna Jihad e Abuna Jacques, i frà della Comunità Al Khalil di Deir Mar Mousa (Siria), fondata da Abuna Paolo Dall’Oglio agli inizii degli anni ’90 del ‘900. 

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Quando qualcuno è fratello lo capisci subito anche senza mai averlo incontrato prima. E’ così che funziona nell’Etica del Pathos. A prescindere dal colore della pelle, dal luogo di nascita, del credo politico o religioso. A prescindere dalla lingua. La fratellanza è uno stato mentale radicato nella Coscienza del Sapiens, è una pulsazione del cuore, è un sussulto nello stomaco e un guizzo tenue dell’intestino.
E’ una dimensione di appartenenza alla medesima Specie Umana. E’ il ritmo dei pensieri e del flusso armonico delle parole, nell’affinità e nelle divergenze. La fratellanza è condividere buon cibo fatto con cura, consumandolo al sole novembrino di fronte alla Pianura Pontina che fu 70.000 anni ad oggi territorio di caccia del Neandertal e poi del Sapiens. Che fu fronte dello sbarco ad Anzio, teatro del grande bagno di sangue.

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Così schiacciavi in fratellanza le noci novelle dell’albero cresciuto nel Tempio di Castore e Polluce. 

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Così visitavi la Chiesa sconsacrata del SS Salvatore che fu eretta sulle mura del pagano Tempio romano.

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Ammiravi gli affreschi mariani e cristologici del fiorentino allievo del Passignano Anastasio Fontebuoni, discutevi con Jihad di iconografia, del senso del pregare in un ambiente “iconicamente” sacro. 

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Venivi a sapere così dei bombardamenti alleati sulle postazioni germaniche nel gennaio 1944. Venivi a sapere delle morti innocenti. Venivi a sapere che ogni  30 gennaio ricorre l’anniversario del bombardamento di Cori da parte degli americani. A cinque giorni dopo o sbarco Nettuno il 25/1, gli americani cominciarono a lanciare dal mare le prime granate shrapnel, per poi, il 30 a bombardare il centro storico.  Tre bombardamenti, gli altri due avvennero il 6 febbraio e il 12 aprile del 1944.

“Il 30 gennaio era una domenica e la maggior parte delle persone morì in chiesa durante la Messa a causa di un’errata segnalazione che dava la presenza di Kesserling e altri ufficiali tedeschi in una chiesa di “Santa Margherita” e quindi gli americani bombardarono tutti i luoghi di culto”. 

Verrà la Morte e avrà il volto delle Fake News! L’avrai il monumento che pretendi da noi comandante Kesserling…

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Poi venne il 7 febbraio 1944, giorno del sacrificio del giovane Carabiniere Ausano Nicoletti, nato a Nemi il 10 gennaio 1924, catturato da una pattuglia di nazisti che fu fucilato nei pressi di piazza Romana all’alba. A piazza Romana oggi si legge una lapide in memoria del coraggio fraterno di Ausanio Nicoletti, ucciso dai soldati del Reich mentre tentava di rifornire con viveri i suoi compagni della Stazione dell’Arma dei Carabinieri di Cori, costretti anch’essi a vivere sui monti insieme e al fianco degli sfollati. “Siamo i ribelli della Montagna, vivam di stenti e di patimenti…”

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Dopo l’esecuzione, il corpo di Nicoletti rimase a terra per diversi giorni, a piedi nudi, esposto alle intemperie invernali. Giovanni Ricci, tra i fondatori del PCI di Cori, Don Guido De Cave, l’allora parroco di San Salvatore, ed altri cittadini restituirono dignità alle sue spoglie con una temporanea sepoltura vicino piazza della Croce, data la minaccia tedesca davanti al cimitero corese dove oggi riposa.

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Al primo bombardamento aereo degli alleati su Cori, il 30 gennaio 1944, che aveva raso al suolo gran parte delle chiese, lasciando a terra numerose vittime, seguì un secondo raid il 6 febbraio 1944, che prese di mira soprattutto la macchia, dove nel frattempo si erano rifugiati i sopravvissuti, e con loro anche i Carabinieri del Comando locale. L’obiettivo degli anglo-americani erano le colonne tedesche in ritirata che avevano occupato anche Cori. Dopo l’Armistizio di Cassibile le truppe del Führer cominciarono ad avere un atteggiamento ostile contro tutte le Forze Armate Italiane, ancor più quando una parte di queste iniziò ad appoggiare la Resistenza al nazi-fascismo. 

Cori Medaglia d’argento della Resistenza:

«Centro, dove avevano trovato rifugio numerose famiglie sfollate dalle città laziali, subì ripetuti e devastanti bombardamenti che provocarono centinaia di vittime civili e feriti e la quasi totale distruzione del suo patrimonio monumentale ed edilizio. La popolazione, sottoposta ad una vita di stenti e sofferenze in ricoveri d’emergenza, offriva un’ammirevole prova di generoso spirito di solidarietà, prodigandosi nel soccorso delle persone ferite e nel sostegno morale e materiale di quanti avevano bisogno di aiuto.» 1943/44 – Cori (LT)

Ecco allora giungere, come scrisse il Poeta: 

[…]  l’ora che volge il disio
ai navicanti e ‘ntenerisce il core
lo dì c’han detto ai dolci amici addio;

e che lo novo peregrin d’amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more […]

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Eppur non di addio si trattava ma di un arrivederci…

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